Economia della Sardegna: 26° Rapporto 2019
Il 26° Rapporto sull’Economia della Sardegna va in stampa in un momento in cui i segnali sulla salute dell’economia mondiale e nazionale sono incerti e le previsioni di crescita sono riviste al ribasso. Mentre la crescita del 2018 del PIL mondiale si attesta al 3,6%, le proiezioni dei maggiori analisti per l'anno in corso prevedono un rallentamento al 3,3%. In questo contesto, l'Italia appare maggiormente in difficoltà: i dati sui primi mesi del 2019 non sono incoraggianti per il nostro Paese. L’Italia ha rallentato la propria attività economica a causa delle sue carenze strutturali e della bassa produttività del lavoro. Le stime di crescita più ottimiste per il 2019 sono dello 0,1% ma sarà necessario intervenire con politiche economiche mirate a contrastare la recente frenata della produzione industriale.
Il Rapporto presenta un'analisi strutturale del sistema economico isolano basandosi sul confronto con le altre regioni italiane ed europee e sul monitoraggio degli obiettivi della Strategia Europa 2020. Con un PIL pari al 69% della media europea, la Sardegna conferma la sua appartenenza al gruppo delle regioni più povere d’Europa. I dati positivi sui consumi delle famiglie e sull’interscambio con l’estero innescano una timida ripresa del PIL, che fa affidamento su un sistema produttivo di microimprese che fatica a innescare un sentiero virtuoso di investimenti e accumulazione di capitale. Buone notizie giungono dal mercato del lavoro: i tassi di attività e occupazione mostrano un aumento più deciso di quello di Mezzogiorno e Centro-Nord e il tasso di disoccupazione regionale diminuisce al 15,4%. Il processo di accumulazione di capitale umano mostra segnali di miglioramento, pur evidenziando, insieme al processo di investimento in ricerca e sviluppo, una ben nota situazione di ritardo. È ancora una volta il turismo, seppure con le sue note problematiche, a rappresentare una delle industrie più competitive a livello nazionale.
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