Investimenti pubblici in Sardegna e PNRR: gli enti locali saranno all’altezza?

Autore: Federico Aresu

In seguito alla crisi economica determinata dalla pandemia da COVID-19 l’Unione Europea (UE), attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha stanziato 191,5 miliardi di euro per incoraggiare la ripresa del nostro Paese; a questi si sommano poi i 30,6 miliardi del Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari e i 42,7 miliardi previsti dalle politiche di coesione europee per il periodo di programmazione 2021-2027. Uno dei principali obiettivi del PNRR è la riduzione del persistente divario socioeconomico tra le regioni del Centro-Nord e le regioni del Mezzogiorno e per questo il 40% di tali finanziamenti saranno destinati a queste ultime. Gli enti locali delle regioni italiane meno sviluppate, dunque, avranno il difficile compito di amministrare una quantità di risorse pubbliche senza precedenti. Tale aspetto genera una grande preoccupazione e sono infatti diversi i politici e gli economisti che recentemente hanno espresso i propri dubbi relativamente alla capacità degli enti locali del Mezzogiorno di investire tali risorse efficientemente, rispettando i vincoli imposti dall’UE.

In questo quadro, è quindi interessante analizzare come gli investimenti pubblici sono stati gestiti in passato per aiutarci a capire come le nuove e ingenti risorse verranno amministrate nei prossimi anni. 

L’Agenzia per la Coesione Territoriale, tramite il sistema dei Conti Pubblici Territoriali (CPT) rende disponibili i dati relativi agli investimenti pubblici nelle regioni italiane. Il ruolo degli investimenti pubblici in Sardegna è stato analizzando considerando gli investimenti realizzati dal Settore Pubblico Allargato (SPA), ovvero, sia gli investimenti realizzati dalle Pubbliche Amministrazione (PA) che dalle imprese pubbliche (extra PA). I dati pubblicati dai CPT consentono di distinguere gli investimenti pubblici per sei differenti soggetti responsabili della loro realizzazione: le amministrazioni centrali (tra cui lo Stato e gli enti di previdenza), le amministrazioni regionali (tra cui le Regioni e le ASL), le amministrazioni locali (Province, Città Metropolitane, Amministrazioni Comunali, Università, etc.), le imprese pubbliche nazionali (come Ferrovie dello Sato, Poste Italiane SPA, ENEL), le imprese pubbliche regionali (come ABBANOA e ARST) e le imprese pubbliche locali (come CTM). 

Il settore pubblico nell’Isola risulta avere un ruolo fondamentale nella realizzazione di investimenti. La Tabella 1 mostra il rapporto tra investimenti pubblici e investimenti totali (dati Istat). La quota della Sardegna risulta essere maggiore rispetto a quella degli altri territori per tutti e tre i periodi temporali: nello specifico gli investimenti pubblici in Sardegna nel 2020 rappresentano quasi la metà (48%) degli investimenti totali realizzati. Questo dato conferma ancora una volta la scarsa presenza di investitori privati e un tessuto imprenditoriale poco vivace nel territorio isolano. 

Tabella 1 Rapporto tra investimenti pubblici e investimenti totali (valori %)

 

2000

2010

2020

Sardegna

42,8

 

37,5

 

47,6

 

Mezzogiorno

31,2

 

31,9

 

44,2

 

Centro-Nord

19,0

 

21,0

 

22,3

 

Italia

22,0

 

22,2

 

26,7

 

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati CPT e Istat

La quota di investimenti pubblici in Italia è aumentata di 4,7 punti percentuale durante il periodo osservato; la variazione per il Centro-Nord è abbastanza contenuta, mentre questa risulta essere più importante per il Mezzogiorno in cui tale quota è aumentata di ben 13 punti percentuali. Le differenze geografiche relative alla quota di investimenti pubblici sono dunque aumentate nel tempo: da una differenza di 12 punti percentuali nel 2000 a 20 punti percentuali nel 2020.

La Figura 1 (a sinistra) mostra la quota di investimenti pubblici sul totale delle regioni italiane per il 2020; in essa è possibile rimarcare una netta distinzione tra le regioni del Centro-Nord e le regioni del Mezzogiorno, suggerendo un rapporto di dipendenza dalle amministrazioni pubbliche di queste ultime per la realizzazione di investimenti e infrastrutture. La regione in cui i soggetti privati hanno il ruolo maggiore è, non sorprendentemente, la Lombardia in cui gli investimenti pubblici rappresentano solamente il 18% degli investimenti totali, all’opposto la Calabria presenta la quota maggiore, pari al 54%: le due regioni presentano una differenza di ben 36 punti percentuali. 

Figura 1 Quota degli investimenti pubblici sul totale (valori %) e investimenti pubblici pro capite (migliaia di euro), anno 2020.

 

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati CPT e Istat; ©EuroGeographics per i confini amministrativi

La mappa a destra nella Figura 1 mostra invece gli investimenti pubblici pro capite per lo stesso anno: in questo caso è possibile osservare distinzioni territoriali meno marcate. La Sardegna presenta l’ottavo valore maggiore: nell’Isola gli investimenti pubblici nel 2020 ammontano a 1.683 euro per abitante.

Dai dati pubblicati dall’Agenzia per la Coesione Territoriale si evince dunque un quadro abbastanza chiaro: la realizzazione di investimenti e di infrastrutture nel territorio sardo, così come nel resto del Mezzogiorno, è fortemente legato al settore pubblico. Le regioni del Centro-Nord, essendo caratterizzate da un tessuto imprenditoriale più attivo e da una presenza maggiore di imprenditori privati, presentano delle quote decisamente minori.

La Tabella 2 riporta le quote di investimenti pubblici realizzate da ciascun soggetto per gli anni 2000 e 2020; in essa emerge una forte eterogeneità sia geografica che temporale. Considerando l’intero territorio nazionale è possibile notare come nel periodo analizzato la quota di investimenti realizzata dalle amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali, sia complessivamente diminuita di 20 punti percentuali (passando dal 72,3% del 2000 al 52,4% del 2020), mentre una simile variazione, ma di segno opposto, è avvenuta relativamente alle imprese pubbliche nazionali la cui quota è passata dal 17,1% del 2000 al 37,6% del 2020. Per quanto riguarda le amministrazioni pubbliche, le quota di investimenti realizzata dalle amministrazioni centrali è rimasta tendenzialmente invariata, mentre le quote delle amministrazioni locali e regionali hanno subito un’importante diminuzione, rispettivamente di 14 e 6,4 punti percentuali.

 

Tabella 2 Investimenti pubblici per soggetto, anni 2000 e 2020 (valori %)

 

Sardegna

Mezzogiorno

Centro-Nord

Italia

 

2000

2020

2000

2020

2000

2020

2000

2020

amm. centrali

27,4

 

17,8

 

35,1

 

24,6

 

21,4

 

28,2

 

26,2

 

27,0

 

amm. regionali

29,7

 

8,5

 

15,4

 

12,5

 

16,4

 

7,7

 

16,0

 

9,4

 

amm. locali

22,8

 

17,9

 

28,5

 

15,2

 

31,0

 

16,4

 

30,1

 

16,0

 

impr. pubb. nazionali

10,6

 

47,6

 

14,8

 

43,1

 

18,4

 

34,9

 

17,1

 

37,6

 

impr. pubb. regionali

6,0

 

4,1

 

3,7

 

2,6

 

3,2

 

1,9

 

3,4

 

2,1

 

impr. pubb. locali

3,5

 

4,0

 

2,4

 

1,9

 

9,6

 

10,8

 

7,1

 

7,8

 

Totale

100,0

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

*La somma dei settori può non corrispondere al totale a causa degli arrotondamenti.

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati CPT

La tendenza appena descritta risulta essere comune a tutti i territori indicati nella tabella, concentrandoci sulla Sardegna è possibile notare che l’incremento della quota delle imprese pubbliche nazionali è stato di ben 37 punti percentuali dal 2000 al 2020, mentre la quota di investimenti realizzata dalle pubbliche amministrazioni è diminuita di 35,7 punti percentuali. Nel caso dell’Isola è interessante notare come ad essere diminuita maggiormente sia stata la quota relativa alle amministrazioni regionali (21 punti percentuali circa).

Da un punto di vista geografico è possibile notare il differente ruolo delle imprese pubbliche locali: nel Centro-Nord queste risultano avere un ruolo rilevante e presentano una quota dell’11% per il 2020, mentre il loro ruolo è marginale nel Mezzogiorno (2%). Esattamente l’opposto accade per le imprese pubbliche nazionali il cui ruolo è maggiore nel Mezzogiorno (con una quota del 43% circa per il 2020) rispetto al Centro-Nord (35% circa).

Per quanto riguarda la Sardegna, ciò che maggiormente colpisce è la quota particolarmente contenuta di investimenti realizzati dalle amministrazioni centrali, la sesta più bassa tra tutte le regioni italiane, e l’elevata quota delle imprese pubbliche nazionali pari al 48%. 

Complessivamente, nel Mezzogiorno i soggetti locali hanno un ruolo ridotto nella realizzazione degli investimenti pubblici rispetto al Centro-Nord (rispettivamente 32,2% e 36,8%); ciò denota una maggiore dipendenza dai soggetti centrali. 

Gli investimenti pubblici costituiscono dunque un’importante componente degli investimenti totali realizzati nelle regioni del Mezzogiorno e in particolar modo in Sardegna, proprio per questa motivazione risulta essere interessante indagare sul ruolo di tali investimenti sulla crescita e lo sviluppo dei territori.

L’impatto positivo del capitale pubblico sull’economia regionale è stato recentemente esaminato da Aresu, Marrocu e Paci (2022) per il periodo compreso tra il 2000 e il 2019. La disaggregazione dei dati CPT ha consentito di stimare effetti differenti per gli investimenti realizzati dai diversi soggetti per le due macroaree geografiche italiane. Relativamente ai soggetti locali è stato possibile osservare una maggiore efficienza nel realizzare investimenti utili alla crescita economica nel Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno: nel Centro-Nord l’impatto stimato per gli investimenti da essi realizzati (elasticità pari a 0,09) risulta infatti essere superiore di circa un terzo rispetto all’effetto stimato per le regioni del Mezzogiorno (elasticità pari a 0,06). 

I risultati mostrano dunque come la buona riuscita degli investimenti pubblici dipenda dalla qualità istituzionale degli enti locali, confermando le recenti denunce di sindaci e amministratori locali del Mezzogiorno. In diversi sostengono, infatti, che il loro personale sia numericamente insufficiente e non abbastanza specializzato per poter gestire adeguatamente le risorse pubbliche in arrivo. Lo studio ha confermato la scarsa efficienza delle istituzioni locali del Mezzogiorno: la loro bassa qualità rischia dunque di mettere a repentaglio la realizzazione di numerose politiche di sviluppo fondamentali per la crescita e la resilienza delle regioni economicamente più fragili.

L’analisi dei dati sugli investimenti pubblici ha mostrato una forte dipendenza delle regioni del Mezzogiorno, e in particolar modo della Sardegna, dalle amministrazioni pubbliche per la realizzazione di investimenti. I soggetti centrali assumono un ruolo fondamentale nella realizzazione degli investimenti nel Mezzogiorno suggerendo una scarsa capacità di investimento degli enti locali. La scarsa qualità istituzionale delle regioni del Mezzogiorno rischia di compromettere la realizzazione di importanti politiche pubbliche future, per le quali in Sardegna sono disponibili oltre sette miliardi di euro. Il sostegno da parte delle amministrazioni centrali sarebbe, dunque, auspicabile per evitare che i finanziamenti previsti dal PNRR finiscano per essere un’ulteriore occasione sprecata per favorire lo sviluppo economico delle regioni meno sviluppate, e quindi colmare lo storico divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno.

 

Bibliografia e fonti statistiche

 

Aresu F., Marrocu E., Paci R. (2022), Public capital and institutions quality in the Italian regions, Contributi di ricerca CRENoS 2022/02.

Agenzia per la Coesione Territoriale (marzo 2023), Conti Pubblici Territoriali (CPT) 2000-2020.

Istat (Dic-2022), Conti e aggregati economici territoriali

 

Federico Aresu. Dottorando presso l’Università di Cagliari, affiliato CRENoS. Si occupa di crescita economica a livello regionale con particolare interesse verso gli investimenti pubblici e i loro effetti sulla crescita economica regionale.