Il ruolo del Terzo Settore nella società sarda

Autrice: Vania Statzu

Dal 2021 è stata avviata l’attuazione della Riforma del Terzo Settore, un corpus di norme che, a partire dalla Legge delega 106 del 2016 e dal Codice del Terzo Settore (D. Lgs. 117/2017), ha innovato la normativa del no profit in Italia riunendo sotto una sola disciplina tutte le tipologie di organizzazioni del Terzo Settore e uniformando sia gli aspetti amministrativi e fiscali, che il sistema di controlli ed incentivi e di finanziamento.

I due provvedimenti chiariscono che sono definiti Enti del Terzo settore (ETS) gli enti privati (organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti filantropici, imprese sociali, cooperative sociali, reti associative, società di mutuo soccorso, associazioni riconosciute o non riconosciute, fondazioni, etc.) “costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi” ed iscritti nel Registro Unico Nazionale del Terzo settore (Runts). 

A fronte dei benefici sociali legati alle attività portate avanti, le ETS hanno accesso a benefici economici e fiscali, ad un sistema di incentivi e linee di finanziamento dedicati (ad esempio l’estensione del 5 per mille a tutte le organizzazioni iscritte al Runts; la Fondazione Italia Sociale, istituita per il finanziamento delle attività di tali enti) e a nuovi strumenti di supporto, in particolare per la promozione del volontariato (come l’estensione dei servizi dei Centri di servizio per il volontariato a tutte le organizzazioni e la riforma dell’istituto del Servizio civile universale), il cui ruolo è divenuto centrale all’interno di ogni tipologia di organizzazione.

La riforma, inoltre, norma dettagliatamente la relazione tra Pubblica Amministrazione (sia a livello centrale che locale) e il Terzo Settore, oltre a ridefinire le caratteristiche dell’impresa sociale ora attribuibile, oltre che alle cooperative sociali, anche a società, associazioni e fondazioni che svolgono attività di impresa di interesse generale negli ambiti definiti dalla normativa o sono finalizzate all’inserimento lavorativo. Le imprese sociali possono realizzare utili che devono essere reimpiegati nel finanziamento delle attività dell’organizzazione.

Lo scopo principale della riforma è dare riconoscibilità e mettere a sistema uno dei motori dell’economia nazionale e delle politiche sociali. I dati del Censimento permanente delle istituzioni non profit Istat indicano che in Italia nel 2020 sono presenti 363.499 istituzioni non profit. Secondo la Fondazione per la Sussidiarietà nel 2022 il valore economico del Terzo Settore vale 84 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020), circa il 5% del PIL nazionale; se si quantifica anche il valore del lavoro volontario si arriva a sfiorare i 100 miliardi di euro. Istat indica inoltre che gli enti non profit danno lavoro a 870.183 lavoratori dipendenti, ma ulteriori stime di SRM (Centro Studi e Ricerche sul Mezzogiorno di Intesa San Paolo e Compagnia di San Paolo) indicano in 1,14 milioni il totale dei lavoratori retribuiti e in 5,5 milioni i volontari. In Sardegna sono presenti 11.521 istituzioni non profit che danno lavoro dipendente a 23.494 persone. Non abbiamo informazioni aggiornate sul numero totale di lavoratori e su quello dei volontari. 

Nonostante questi dati, la conoscenza delle possibilità occupazionali del Terzo Settore non è diffusa tra la popolazione come dimostrano alcune ricerche recenti. 

Da vent’anni, lo IARES (Istituto ACLI per la ricerca e lo Sviluppo) nell’ambito delle attività dell’Osservatorio per l’Economia sociale e civile della Sardegna, pubblica un rapporto che ogni anno monitora la relazione tra la popolazione residente in Sardegna e il mondo del Terzo Settore. A partire dal 2020, lo IARES è supportato dalla società SWG che annualmente intervista un campione stratificato della popolazione maggiorenne sarda per misurare l’importanza rivestita dal Terzo Settore, la conoscenza delle attività e la propensione a donare denaro e tempo. 

Nel corso dell’Indagine del 2020, è stato chiesto ai rispondenti se fossero a conoscenza del fatto che molte organizzazioni del Terzo Settore offrono un lavoro retribuito anche in Sardegna: ha risposto positivamente solo il 30% dei rispondenti. Tra questi, il 42% (pari al 13% del campione totale) ha dichiarato di conoscere personalmente qualche persona che lavora per organizzazioni del Terzo Settore. Un’altra indagine condotta nel 2021 da IARES e SWG, focalizzata su timori, speranze e aspettative per il futuro della popolazione sarda di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, ha mostrato che solo il 2% dei rispondenti (a livello regionale e nazionale) aspira a lavorare in un ente del Terzo Settore.

In una regione in cui è ancora elevata l’occupazione giovanile, vi è una percentuale elevata di NEET (Not in Education, Employment, or Training), e una mobilità elevata tra i giovani con titolo di studio terziario, la mancanza di riconoscimento del valore occupazionale del Terzo Settore si porta appresso alcune riflessioni. Infatti, non è la mancanza di credibilità o fiducia nelle organizzazioni del Terzo Settore a determinare la mancanza di interesse lavorativo. Nell’indagine IARES-SWG del 2022, alla domanda sul livello di fiducia nei confronti delle istituzioni, le organizzazioni di beneficienza e volontariato sono al terzo posto nella classifica delle istituzioni che godono di maggiore fiducia, indicate dal 54% dei sardi e dal 56% degli italiani.

La stessa indagine mostra che il 65% dei rispondenti ritiene importante il ruolo svolto dalle organizzazioni non profit nella società sarda, con una percentuale che dal 57% del 2020 raggiunge il 71% nel 2021, a seguito delle vicissitudini legate alla pandemia che hanno visto le organizzazioni del Terzo Settore svolgere un ruolo primario nel colmare vuoti creati dall’emergenza a cui istituzioni pubbliche o imprese private non hanno saputo rispondere.

Tuttavia, a fronte di questa elevata importanza percepita, emerge una scarsa conoscenza diretta del Terzo Settore. Sono, infatti, ben 7 rispondenti su 10 a dichiarare di non essere informati sulle attività svolte dalle organizzazioni non profit in Sardegna. Tra coloro che si dichiarano informati, però, emerge che tali organizzazioni godono di una forte credibilità: ben 8 intervistati su 10 giudicano efficaci le attività svolte in Sardegna.

Per quanto riguarda il ruolo futuro delle non profit, cresce la percentuale di coloro che ritiene che in futuro avranno un peso maggiore nella società sarda (dal 28% del 2020 al 32% del 2022) e rimane costante la percentuale di coloro che ritengono che il loro peso non si ridurrà (dal 37% del 2020 al 40% dell’ultimo biennio): complessivamente 7 sardi su 10 vedono confermarsi o crescere il ruolo delle organizzazioni del Terzo Settore nella società isolana. 

L’importanza svolta dalle organizzazioni del Terzo Settore nella società sarda può essere concretamente misurata andando a guardare le donazioni di denaro e tempo a favore di queste organizzazioni. Le modalità che permettono oggi di donare del denaro sono molteplici. Una di queste opportunità la si trova nella possibilità di destinare il proprio 5 per mille della dichiarazione dei redditi. In Sardegna nel corso del 2022 (dichiarazioni relative ai redditi del 2021), circa 6 intervistati su 10 hanno destinato questa somma: se si considera il totale dei contribuenti della Regione al 2021 (non sono ancora disponibili i dati del 2022), si può calcolare un totale di donatori pari a 582.969 e un ammontare di donazione, calcolato sul reddito imponibile medio, pari a 52.254.936,95.

L’indagine mostra anche che circa 4 rispondenti su 10 non destinano il proprio 5 per mille: si tratta di un valore in crescita dal 28% del 2020 al 36% del 2022. Si tratta di un potenziale economico inespresso che se fosse mobilizzato garantirebbe al Terzo Settore entrate pari a 37.839.781,93. Occorre sottolineare come solo il 25% di coloro che hanno usato il 5 per mille lo ha indirizzato ad organizzazioni con sede in Sardegna: un dato che cresce rispetto al 20% del 2020, ma rimane inferiore alla percentuale delle donazioni ad organizzazioni nazionali passate dal 32% del 2020 al 28% del 2022, ma ancora maggioritarie.

Per quanto riguarda le altre modalità di donazione, nel 2022 solo il 36% del campione ha dichiarato di aver donato del denaro nel corso dell’anno precedente. Se andiamo a vedere gli ambiti in cui operano le organizzazioni del Terzo Settore, vediamo che a ricevere il numero maggiore di donazioni è la beneficienza nei confronti di poveri e bisognosi, a cui oltre la metà del campione ha indirizzato almeno una donazione nel 2021 (56%) per una donazione media di 72 euro, in crescita rispetto ai 59 euro del 2020 e ai 66 euro del 2019 (Tabella 1). Nel 2021 anche la ricerca scientifica riceve donazioni da oltre la metà del campione (52%) con una donazione media pari a 65 euro, superiore ai 58 euro del 2020 e ai 37 euro del 2019. Il 51% dei rispondenti, nel 2021, ha donato alle organizzazioni che operano nel campo socioassistenziale che riceve un contributo medio in denaro tra i più elevati e pari a 94 euro, contro i 60 euro del 2020 e i 67 euro del 2019.

Tabella 1 Percentuale di donazione e donazione media per settore, anni 2019-2021

 

2019

2020

2021

%

%

%

beneficenza nei confronti di poveri e bisognosi

52

66

49

59

56

72

cooperazione internazionale

11

832

11

83

16

110

formazione/istruzione

15

41

12

69

15

87

ricerca scientifica

46

37

55

58

52

65

sanitarie

48

43

39

46

49

63

socioassistenziali

45

67

43

60

51

94

tutela dell’ambiente e degli animali

25

45

33

64

31

96

tutela dei diritti civili e dei consumatori

6

40

10

64

15

83

tutela del patrimonio artistico e culturale

18

36

20

60

19

58

Fonte: Elaborazioni IARES-SWG 

Circa metà dei rispondenti (49%) ha sostenuto l’ambito sanitario a cui in media vengono donati 63 euro, cifra in crescita se rapportata ai 46 euro donati nel 2020 e i 43 euro nel 2019. Nel 2021, circa 3 rispondenti su 10 hanno supportato economicamente le organizzazioni che si occupano della tutela dell’ambiente e degli animali (31%) con una donazione media molto elevata e pari a 96 euro (erano 64 euro nel 2020 e 45 euro nel 2019). Nettamente inferiori le donazioni indirizzate agli altri settori: le organizzazioni che tutelano il patrimonio artistico e culturale, la tutela dei diritti civili e dei consumatori, quelle che si occupano di istruzione e formazione e quelle che operano nel campo della cooperazione internazionale vengono finanziate, negli anni analizzati, da meno di 2 rispondenti su 10.

La donazione di tempo vede un dato in crescita negli ultimi tre anni, passato dal 13% del 2020 al 19% del 2021, altro segnale di fiducia nei confronti delle organizzazioni del Terzo settore.

La riforma del Terzo Settore - come visto - introduce, all’interno del variegato mondo del Terzo Settore, elementi di gestione in linea con quelli previsti per le organizzazioni for profit, che non solo operano in importanti ambiti sociali, ma offrono anche opportunità lavorative, spesso poco conosciute. 

Promuovere una comunicazione più efficace può colmare la lacuna conoscitiva nei confronti del mondo non profit, tramutando l’elevata percezione dell’importanza in una altrettanto elevata disponibilità a sostenere le organizzazioni, ad esempio attraverso l’attribuzione del 5 per mille da parte dei contribuenti. Allo stesso tempo, un’informazione più efficace può determinare anche una maggiore visibilità sulle opportunità formative e professionali che questo ambito può dare.

 

Bibliografia e fonti statistiche

IARES (anni vari), Osservatorio sull'Economia sociale e civile in Sardegna - Rapporti annuali.

Istat (2022), Censimento permanente delle istituzioni non profit 

 

Vania Statzu. Ricercatrice associata CRENoS dal 2003, ricercatrice IARES e vice presidente della MEDSEA Foundation, è esperta di economia e politica dell'ambiente e dei temi della sostenibilità, con particolare interesse per gli SDGs 2030 dell'ONU. Gli interessi di ricerca vertono sulla valutazione economica dei beni ambientali e servizi ecosistemici.