Il PNRR e la ricerca accademica
Autrici: Bianca Biagi, Laura Ciucci e Marta Meleddu
La Missione 4 del PNRR, destinata all’istruzione e alla ricerca, ha un budget di 30,9 miliardi di euro pari al 14% del totale. Con questo provvedimento, il policy maker intende intervenire sui limiti del sistema universitario italiano sotto il profilo della didattica e della ricerca. La missione si suddivide in due componenti principali: la prima (M4-C1), con il 63% degli investimenti totali, riguarda il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione; la seconda (M4-C2), con il restante 37%, è specificamente orientata alla ricerca di base e al suo trasferimento all’impresa.
In generale, gli investimenti e le riforme della M4-C2 si pongono l’obiettivo di agire sulle debolezze del sistema universitario per quanto riguarda: il sottofinanziamento alla ricerca, la competitività e il contenuto innovativo della ricerca nazionale, il rafforzamento dell’interscambio sinergico tra università, centri di ricerca e territorio, i divari Nord-Sud (con il vincolo della quota di investimenti del 40% nel Mezzogiorno).
L’obiettivo di questo contributo è analizzare nello specifico la componente M4-C2 e, in particolare, gli investimenti che si riferiscono ai partenariati allargati estesi, ai campioni nazionali e agli ecosistemi dell’innovazione.
I partenariati estesi (linea di investimento 1.3) sono reti di collaborazione di ricerca interdisciplinare di base e applicata tra università, centri di ricerca pubblica e privata e imprese. La ricerca del partenariato deve essere orientata alla risoluzione di problemi specifici quali ad esempio: intelligenza artificiale, rischi ambientali, naturali e antropici, etc. I campioni nazionali (linea 1.4) di R&S o Centri nazionali (CN) si focalizzano esclusivamente sulle Key Enabling Technologies (KET). Si realizzano come consorzi o fondazioni di enti di ricerca pubblico e/o privata altamente qualificati e riconosciuti a livello internazionale. Gli ecosistemi dell’innovazione (linea 1.5) hanno sempre la configurazione giuridica di consorzi ma con l’obiettivo di creare leader territoriali nella R&S e produrre alta formazione. La misura si caratterizza per dare una maggiore importanza al public engagement e alla terza missione in generale, e per ridurre il disallineamento locale tra le competenze offerte dalle università e quelle richieste dalle imprese.
In tutte le tre tipologie, gli investimenti sono finalizzati al rafforzamento della collaborazione tra enti di ricerca e alla creazione di nuove reti su tematiche considerate strategiche nel Piano Nazionale per la Ricerca (PNR) 2021-2027 e/o in ambito europeo come, ad esempio, le KET e i cluster di Horizon Europe. Rispetto al PNR 2021-2027, l’accento della misura sui processi innovativi e sul trasferimento tecnologico risulta molto più enfatizzato.
La Tabella 1 mostra le università coinvolte nei singoli progetti distinte per macroarea di riferimento e con un focus sulle università della Sardegna (ultime due colonne). Come si nota, su 30 progetti totali le università del Centro-Nord risultano proponenti in 20 casi, mentre le università del Mezzogiorno nei restanti 10. È importante notare come questa distribuzione rifletta all’incirca la ripartizione degli atenei nel territorio: in generale, al Centro-Nord si localizza circa il doppio delle università rispetto al Mezzogiorno. Tuttavia, si rileva come la distribuzione sia diversa tra le varie linee di investimento. In particolare, le università proponenti nei partenariati estesi si localizzano soprattutto nel Centro-Nord (il 71,4%). Un altro aspetto interessante riguarda la percentuale delle università del sud coinvolte nei partenariati estesi: non cambia sostanzialmente quando il proponente è una università del Mezzogiorno (33,3%) o del Centro-Nord (28,6%). Questo potrebbe segnalare un’inferiore capacità sinergica di alcune università del Mezzogiorno. Queste difficoltà possono essere legate alle differenti caratteristiche intrinseche delle università, quali, ad esempio, la localizzazione in territori meno popolati e/o più periferici e la loro dimensione (università medio-piccole versus grandi università).
Tabella 1 Distribuzione geografica dei progetti finanziati dalle linee di investimento 1.3, 1.4, 1.5 dalla M4-C2
progetti finanziati per macroarea del proponente |
università partecipanti per macroarea (media) |
università del Mezzogiorno partecipanti (media) |
coinvolgimento UniCA come partecipante |
coinvolgimento UniSS come partecipante |
|
partenariati estesi (1.3) |
|||||
Centro-Nord |
10 |
14 |
4 |
2 |
0 |
Mezzogiorno |
4 |
12 |
4 |
4 |
0 |
centri nazionali (1.4) |
|||||
Centro-Nord |
3 |
25 |
7 |
2 |
|
Mezzogiorno |
2 |
27 |
7 |
2 |
|
ecosistemi dell’innovazione (1.5) |
|||||
Centro-Nord |
7 |
6 |
0 |
||
Mezzogiorno |
4 |
6 |
4 |
||
Sardegna |
1 |
4 |
4 |
1 |
1 |
Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati MUR (2022)
L’unica linea di finanziamento nella quale la Sardegna risulta essere proponente è l’Ecosistema di Innovazione per la Next Generation Sardinia proposto dall’Università di Sassari (UniSS). Oltre a questo ecosistema, UniSS è coinvolta, in qualità di partecipante, in due centri nazionali su temi Agritech e Biodiversità aventi come proponenti due atenei del Mezzogiorno. L’Università di Cagliari (UniCA), pur non essendo proponente di nessun progetto, risulta direttamente coinvolta in 9 progetti, diversificati nella tipologia di finanziamenti, nei temi di ricerca (oltre a cultura umanistica anche crescita inclusiva e sostenibile, mobilità, terapia genica, cyberspace) e nella localizzazione territoriali dei proponenti (4 proponenti del Mezzogiorno e due del Nord).
Analizzando criticamente la Misura 4 nella componente ricerca, sicuramente il primo punto di forza è l’ingente finanziamento per investimenti e riforme di sistema. Dopo anni di sottofinanziamento, il PNRR rappresenta un’opportunità unica per il sistema italiano di istruzione avanzata. Tuttavia, per ottenere risultati di lungo periodo e persistenti, questo ingente investimento richiederebbe continuità nel tempo. Un nodo fondamentale sarà quindi, il futuro dei finanziamenti alla ricerca dopo il PNRR.
Altro elemento positivo è la modalità di implementazione degli investimenti in un’ottica inclusiva e bottom-up. Un’ottima opportunità di apprendimento e di crescita per i soggetti pubblico-privati coinvolti nei progetti. In questo percorso, però, il ruolo e la qualità del tessuto istituzionale e imprenditoriale è determinante per generare processi virtuosi. Laddove la qualità dei soggetti coinvolti non fosse adeguata, l’intervento rischierebbe di non ottenere i risultati attesi dalla Misura. Anche le tempistiche precise, unitamente agli obiettivi da raggiungere in ogni stato di avanzamento per l’erogazione delle varie tranche, rappresentano un’ulteriore occasione di acquisizione di know-how. Tuttavia, la burocrazia necessaria per far fronte alle scadenze, richiede una “tecnologia” e una qualità dei processi che potrebbe penalizzare gli atenei più “deboli”, con poco personale o con personale meno esperto.
Un punto centrale della misura riguarda la quota del 40% dei fondi destinata al Mezzogiorno. In questo modo, il policy maker mira a riequilibrare i divari territoriali presenti anche nel sistema universitario. Questa scelta, seppur necessaria, mostra una visione riduttiva delle complessità dei divari territoriali che non tiene conto della granularità delle differenze a livello nazionale: centro-periferia, aree urbane-rurali, etc. Questo, insieme alla mancanza di considerazione delle differenze dimensionali tra le università, potrebbe portare ad un’allocazione di investimenti concentrata fondamentalmente al “centro” e in atenei di grandi dimensioni. Infine, un'altra limitazione riguarda la scarsa attenzione al potenziamento dell'internazionalizzazione. In particolare, le linee di intervento approfondite in questo contributo, non prevedono collaborazioni con istituzioni, enti pubblici e privati internazionali. Prestare maggiore attenzione all'internazionalizzazione è importante anche considerando il ruolo delle università come canale fondamentale per il trasferimento tecnologico locale e come catalizzatore della ricerca all'avanguardia. I legami internazionali sono particolarmente importanti per i territori più deboli e intrappolati in sentieri di sottosviluppo.
Bibliografia e Fonti statistiche
Biagi B., Ciucci L., Meleddu M. (2022), Le disparità regionali tra università̀ nel Pnrr, in PNRR ITALIA Il difficile equilibrio tra i territori, Corò G., De Castris M. e Scalera D. (a cura di), Donzelli Editore, Roma, ISBN 978-88-5522-462-8
Ministero dell’Università e della Ricerca (2022), https://www.mur.gov.it/it/news/mercoledi-03082022/pnrr-mur-selezionati-i...
Bianca Biagi. Ricercatrice CRENoS dal 1998, è professore associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Sassari. Fra i suoi principali interessi di ricerca vi sono la migrazione interregionale, gli effetti della crescita sulla qualità della vita, l’analisi economica dei sistemi turistici.
Laura Ciucci. Assegnista di ricerca in Economia presso l’area di Scienze Sociali del Gran Sasso Science Institute (L’Aquila, Italia) e ricercatrice associata presso il CRENoS dal 2022. Si occupa di impatto locale delle Università e delle strategie delle Università in termini di valorizzazione della ricerca e di attrattività degli studenti.
Marta Meleddu. Professoressa Associata di Politica Economica l’Università di Sassari (DiSEA) e collaboratrice CRENoS dal 2007. Si occupa di analisi del comportamento individuale e collettivo in mercati caratterizzati da esternalità, di applicazioni sulla valutazione di servizi ecosistemici, interrelazioni fra ambiente e contesto socioeconomico e studio della multidimensionalità della qualità di vita.