La domanda di lavoro in Sardegna: un’analisi dello strumento della Borsa Lavoro della Regione

Autori: Enrico Orrù, Luca Piano, Daniela Sonedda e Giovanni Sulis 

In questo contributo è analizzato il funzionamento di uno strumento, la Borsa Lavoro, che la Regione Sardegna ha istituito con lo scopo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. In particolare, è considerato il lato della domanda di lavoro, ovvero come le imprese cercano la forza lavoro e quali sono le caratteristiche dei lavoratori e delle lavoratrici assunte.

La Borsa Lavoro rappresenta la piattaforma regionale di incontro tra la domanda e l’offerta e, nelle idee sottese la sua implementazione, avrebbe dovuto essere nodo locale del Sistema nazionale della Borsa Lavoro. Al suo interno avrebbero dovuto trovare destinazione i flussi d’informazione derivanti dai dati dei CV dei cittadini e delle richieste di personale, nell’ottica di favorire il matching, aumentando l’occupabilità delle persone e favorendone la mobilità su tutto il territorio nazionale.

La piattaforma, implementata nel 2019 e soggetta a diversi sviluppi negli anni successivi, risiede all’interno del Sistema Informativo del Lavoro regionale, ed è costituita da un front-end di ricerca degli annunci pubblicati e di due back-office, rispettivamente per cittadini e per imprese. Attraverso la loro pagina riservata, i cittadini possono aggiornare e pubblicare il proprio CV nella Borsa Lavoro, personalizzare il CV in funzione del profilo col quale vogliono proporsi nel mercato, ricercare e consultare tutte le richieste di personale pubblicate e comunicare con le imprese attraverso un sistema di messaggistica. Di contro, attraverso il back-office dedicato, le imprese possono creare e pubblicare le proprie richieste di personale, gestire le candidature dei cittadini, ricercare e consultare i CV pubblicati, comunicare con candidati, anche potenziali, con un sistema di messaggistica interno.

In generale, gli interventi di questo tipo rientrano nell’ambito delle politiche attive del lavoro, sono quindi programmi che hanno lo scopo di migliorare la probabilità di creazione dei posti di lavoro favorendo l’incontro tra la domanda e l’offerta. Un recente studio di Card et al. (2018) riporta, nell’ambito dell’analisi sull’efficacia generale degli interventi di politica attiva, che questi specifici interventi (Public Employment Services) hanno in media effetti positivi, sebbene gli studi che si occupano di una loro valutazione d’impatto siano relativamente pochi, principalmente a causa di mancanza di dati adeguati.

Sono utilizzate due diverse fonti di dati amministrativi, entrambe rese disponibili dall’ASPAL per l’anno 2022. In particolare, incrociamo le informazioni relative agli annunci di ricerca di forza lavoro delle imprese (posti di lavoro vacanti) forniti nell’ambito del programma Borsa Lavoro con i dati relativi alle assunzioni provenienti dagli archivi amministrativi delle comunicazioni obbligatorie.

Per l’anno 2022, in Sardegna 57.868 imprese nel settore pubblico e privato, poco più del 50% delle imprese sul territorio, hanno attivato almeno un rapporto di lavoro di qualsiasi tipo (sia a tempo determinato, anche della durata di un giorno, che indeterminato). Di queste, estremamente poche, circa il 2,8% (1.614) ha utilizzato lo strumento della Borsa Lavoro, ovvero ha manifestato attraverso tale strumento l’interesse ad assumere almeno un lavoratore o lavoratrice. Il 97% delle assunzioni, quindi, è indipendente da Borsa Lavoro. Infine, 339 imprese hanno postato un annuncio senza, almeno nell’anno di riferimento, occupare il posto vacante.

Se da una parte questi numeri destano una certa preoccupazione relativamente al rapporto costi-benefici che questo intervento ha significato per la Regione, dall’altra parte è utile sottolineare che il mancato uso di questo tipo di politiche pubbliche non è un fenomeno che riguarda la sola Sardegna ma è diffuso in tutte le regioni italiane. Pur sapendo che questo non sia il canale principale con cui hanno luogo le assunzioni e che la numerosità dei due gruppi di imprese è molto diversa, è interessante capire che tipo di imprese siano quelle che usano tale politica. 

Nel settore alberghi e ristoranti la quota di imprese che ha utilizzato Borsa Lavoro è circa doppia rispetto alla quota di imprese che non l’hanno utilizzata (40% contro 22%). Sembra quindi che lavori di tipo stagionali siano quelli per cui le imprese utilizzano Borsa Lavoro. Ulteriore conferma di questa dinamica proviene dall’analisi del tipo di professionalità e dei profili occupazionali richiesti e poi eventualmente contrattualizzati dalle imprese. Utilizzando le informazioni rese disponibili dal sistema delle comunicazioni obbligatorie, emergono differenze sostanziali per le professioni qualificate nelle attività commerciali nel settore dei servizi e per le professioni intellettuali, scientifiche di alta specializzazione. Le prime sono relativamente più concentrate tra le imprese che hanno utilizzato Borsa Lavoro (43% contro 36%), mentre le seconde sono fortemente concentrate tra le imprese che non hanno utilizzato lo strumento (16% contro 2,5%).

Sembra quindi confermarsi la tendenza che sia la richiesta di lavoro poco qualificato e probabilmente stagionale la motivazione dietro l’uso di Borsa Lavoro da parte delle imprese. Tale politica rappresenta un ulteriore canale per coprire una necessità stagionale che non può essere posticipata.

Per approfondire ulteriormente questo aspetto sono state analizzate le informazioni relative ai titoli di studio per gli assunti dei due gruppi di imprese. Poiché questo è correlato con il tipo di professione svolta, i risultati non sono particolarmente sorprendenti: mentre le due distribuzioni sono molto simili per quanto riguarda titoli di studio intermedi (diploma), mostrano qualche differenza per i bassi titoli di studio e per quelli più elevati (laurea e oltre).

Un risultato invece sorprendente è il confronto con la distribuzione dei titoli di studio richiesti dalle imprese. Nella prima colonna della Tabella 1 è riportata la distribuzione dei titoli di studio richiesti dalle imprese che hanno utilizzato Borsa Lavoro. Di circa 11.600 annunci postati dalle imprese che si sono rivolte a Borsa Lavoro, ben il 34,5% non dichiarano il titolo di studio richiesto per lo svolgimento della mansione, mentre il 6,5% richiede un titolo di studio elevato. Il restante è ripartito equamente tra titoli di studio medi e bassi.

Tabella 1 Titoli di studio richiesti dalle imprese, posseduti dai candidati e posseduti dalla forza lavoro assunta dalle imprese che hanno utilizzato Borsa Lavoro in Sardegna, anno 2022 (valori %)

titoli di 

studio 

richiesti da imprese con posti di lavoro vacanti

posseduti dai candidati interessati ai posti

richiesti da imprese e posseduti da assunti

elevato

6,5

 

21,9

 

11,1

 

medio

30,4

 

57,7

 

32,6

 

basso

28,6

 

18,9

 

23,6

 

non dichiarato

34,5

 

1,5

 

32,7

 

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ASPAL – Comunicazioni obbligatorie e Borsa Lavoro

L’elemento inatteso nasce inoltre dalla comparazione con le manifestazioni d’interesse dei candidati e delle candidate per quei posti di lavoro, disponibili anche esse negli archivi ASPAL e che sono riportati nella seconda colonna della Tabella 1. In questo caso, la distribuzione quasi non mostra valori mancanti, ed è fortemente spostata verso potenziali candidati/e con elevato titolo di studio (circa il 22%). Questi risultati suggeriscono che mentre il titolo di studio è considerato un’informazione chiave dalla parte dell’offerta, dal lato della domanda non sembra che le imprese utilizzino sempre il titolo di studio come potenziale elemento di valutazione della qualità del candidato/a. D’altra parte, l’elevato livello di specificità degli annunci delle imprese, che indicano profili professionali molto dettagliati, potrebbe invece privilegiare l’esperienza nel mercato come migliore segnale delle capacità richieste. Un’altra possibile interpretazione è che l’occupazione vacante non richieda titoli di studio particolarmente elevati. Le imprese, per non scoraggiare lavoratori sovra-qualificati, potrebbero non dichiarare il titolo di studio per non limitarne l’accesso.

Infine, nel Grafico 1, per il gruppo di imprese che hanno utilizzato Borsa Lavoro, è confrontato il titolo di studio prevalentemente richiesto nel momento in cui hanno postato le vacancy con la distribuzione dei titoli di studio dei lavoratori che sono stati poi assunti dalla stessa impresa. I posti vacanti sono divisi tra quelli per cui non era richiesto un titolo di studio specifico (non dichiarato), quelli per cui era richiesto un titolo basso (scuola dell’obbligo), medio (diploma) ed elevato (laurea e oltre). Questi dati sono disponibili nella terza colonna della Tabella 1.

Grafico 1 Titoli di studio richiesti dalle imprese che hanno utilizzato Borsa Lavoro (asse orizzontale) e titoli di studio della forza assunta dalle imprese che hanno utilizzato Borsa Lavoro in Sardegna, anno 2022 (valori assoluti)

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Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ASPAL – Comunicazioni obbligatorie e Borsa Lavoro

Un risultato sorprendente è che per tutti i livelli di istruzione richiesti prima dell’assunzione, il titolo di studio degli assunti effettivi varia dal più basso al più alto. Ad esempio, ci saremmo aspettati che le imprese che dichiarano di cercare laureati/e, poi assumano effettivamente quasi esclusivamente forza lavoro con livello terziario. L’analisi dei dati mostra che questo non è necessariamente vero, e che le imprese che cercavano principalmente lavoratori qualificati finiscono poi per assumere anche lavoratori con titoli medio-bassi. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che le aziende hanno poi privilegiato l’esperienza nel settore o nella professione come indicatori di produttività. Una spiegazione alternativa è che se è lavoro temporaneo e stagionale quello principalmente domandato, il titolo di studio svolge un ruolo meno rilevante rispetto a quello che assumerebbe se l’occupazione richiesta fosse a tempo indeterminato. Questo spiega anche le differenze con la distribuzione dei titoli di studio dei candidati e delle candidate per quelle posizioni lavorative, che è invece relativamente più concentrata sugli elevati titoli di studio.

Future analisi su questi dati potrebbero fare ulteriore luce sul potenziale mismatch tra le qualifiche e le competenze domandate e offerte da imprese e lavoratori in un contesto di elevata disoccupazione e di scarsa produttività come quello sardo. La ricchezza dei dati a disposizione in questo senso è una risorsa importante che può essere sfruttata sia in ambito di ricerca che di aiuto per il decisore pubblico.

 

Bibliografia e fonti statistiche

ASPAL (anni vari), Comunicazioni Obbligatorie del Sistema Informativo del lavoro e della formazione

ASPAL (anni vari), Borsa Lavoro Sardegna https://www.sardegnalavoro.it/borsa-lavoro-sardegna/

Enrico Orrù. Analista di politiche pubbliche, ha conseguito un PhD presso la London School of Economics. Attualmente svolge attività di ricerca sull’andamento del mercato del lavoro e sull’erogazione di servizi e politiche per il lavoro presso l’Osservatorio mercato del lavoro dell’ASPAL.

Luca Piano. Esperto in politiche attive del lavoro e processi di incontro domanda e offerta. Coordinatore regionale del Settore servizi alle imprese, all'interno del Servizio di coordinamento delle strutture territoriali e Governance dell’ASPAL.

Daniela Sonedda. Ricercatrice CRENoS dal 2014, è professore associato di Economia Politica presso il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa dell’Università del Piemonte Orientale. Si occupa di Economia del Lavoro e i suoi interessi di ricerca comprendono anche Economia dell’Istruzione e Economia Pubblica.

Giovanni Sulis. Ricercatore CRENoS dal 2004, è professore associato di Economia Politica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari e Research Fellow IZA. I suoi studi vertono sull’economia del lavoro, in particolare sull’analisi degli effetti dei regimi di protezione dell’impiego e del sindacato su produttività e investimenti. Si occupa anche di differenze di genere.