La composizione del capitale umano

Autori: Fabio Cerina e Elisa Dienesch 

È difficile sopravvalutare l’importanza del livello di istruzione medio degli individui appartenenti ad una società. Un grado di istruzione più elevato porta a maggiore produttività individuale e genera esternalità positive che influenzano l'intera comunità. Recentemente, la letteratura sulla crescita economica e sull'economia del lavoro ha evidenziato l'importanza della composizione del capitale umano. In questo contributo viene esaminato come la composizione del capitale umano varia nei comuni italiani in relazione alla popolazione. L'analisi ci consente di verificare l'esistenza di divergenze nella distribuzione dei livelli di istruzione (e quindi nella diseguaglianza salariale) tra aree urbane (più popolate) e aree rurali (meno popolate).

Per condurre questa analisi, la popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni di ciascun comune italiano è divisa in 3 categorie e se ne considerano le quote sul totale: coloro che hanno ottenuto almeno una laurea triennale (istruzione terziaria), coloro che hanno ottenuto almeno un diploma superiore (istruzione secondaria) e coloro che hanno al massimo ottenuto una licenza di scuola media (istruzione primaria). La Tabella 1 fornisce una prima idea della distribuzione della popolazione tra le tre categorie di istruzione in Italia, in Sardegna e nelle macroregioni nel 2021.

Tabella 1 Popolazione (25-64 anni) per grado di istruzione, anno 2021 (valori %)

grado di istruzione

Sardegna

Mezzogiorno

Centro-Nord

Italia

licenza media

 

43,8

 

39,9

 

31,0

 

34,1

 

diploma superiore

 

37,6

 

40,8

 

46,0

 

44,2

 

laurea o più

 

18,6

 

19,3

 

23,0

 

21,7

 

 totale

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

100,0

 

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati Istat - Censimento permanente popolazione

Nelle tre figure che seguono è messa in relazione la quota di istruzione in ciascuna delle tre categorie (nell’asse verticale) con la popolazione di ogni comune (nell’asse orizzontale, in scala logaritmica). Ogni punto corrisponde pertanto a uno dei 7.904 comuni italiani nel 2021. Ciascuna figura offre la possibilità di confrontare i comuni della Sardegna (punti blu) con quelli del resto d’Italia (punti celesti) e include anche una linea di tendenza polinomiale con relativo intervallo di confidenza al 95% per evidenziare la relazione vigente tra le due variabili sia per la Sardegna (linea blu) che per il resto d’Italia (linea celeste).

La Figura 1 mostra una relazione positiva e significativa tra la quota di popolazione con istruzione terziaria e la popolosità dei comuni a livello nazionale, evidenziata dalla pendenza positiva della linea celeste. In Sardegna, questa relazione è ancora più forte, come dimostra la maggiore pendenza della linea blu. Ciò indica un evidente divario di capitale umano tra comuni più e meno popolosi a livello nazionale, che risulta ancora più ampio in Sardegna. Una conseguenza di ciò è che sebbene la quota di istruzione terziaria media in Sardegna rimanga inferiore rispetto al resto d'Italia per gran parte dello spettro di popolazione (coerentemente con la Tabella 1) essa diventa più alta per i comuni sardi con una popolazione sufficientemente elevata. Pur non escludendo che la relazione tra queste due variabili possa essere influenzata da variabili omesse nell’analisi (ad esempio la posizione costiera dei comuni più popolosi in Sardegna, che attraggono adulti istruiti indipendentemente dalla popolazione), la letteratura economica evidenzia diverse ragioni per una maggiore concentrazione di individui altamente qualificati nelle aree più popolose. La principale, sottolineata da studi come Berry e Glaeser (2005) o Baum-Snow e Pavan (2013), è che nelle aree urbane la domanda di lavoro per i più istruiti è più alta, poiché vi si concentrano occupazioni e imprese che richiedono qualifiche elevate. Questo si traduce in salari relativamente più alti, che attraggono i lavoratori più istruiti nelle grandi città rispetto ad altre aree. 

Figura 1 Quota di popolazione (25-64 anni) con almeno la laurea e popolazione residente del comune, anno 2021

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Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati Istat - Censimento permanente popolazione

Un diverso scenario emerge dalla Figura 2 riguardante la percentuale di popolazione adulta con istruzione secondaria. A livello nazionale non si osserva una relazione positiva con la popolazione del comune. Al contrario, si nota una relazione leggermente negativa, soprattutto per comuni con popolazione superiore a 1.000, sebbene di minore intensità rispetto alla precedente. Nei comuni sardi questa relazione è meno lineare risultando leggermente crescente per comuni con popolazione sino a 60mila abitanti per poi calare bruscamente nei comuni più grandi (sostanzialmente Sassari e Cagliari). Il fatto che gli individui con qualifiche medie siano relativamente meno attratti dalle aree più popolose è stato evidenziato anche da recenti analisi condotte nelle aree metropolitane degli Stati Uniti (ad esempio, Eeckhout et al., 2014; Cerina et al., 2023). Tuttavia, in questi casi, tale fenomeno è associato ad una maggiore percentuale di individui altamente qualificati e di quelli con basse qualifiche. Mentre l'analisi precedente è coerente con il primo dato, la percentuale di individui con basse qualifiche non sembra invece confermata nel caso italiano, come si evince dalla Figura 3.

Figura 2 Quota di popolazione 25-64 anni con al massimo diploma e popolazione residente del comune, anno 2021

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Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati Istat - Censimento permanente popolazione

La relazione tra la percentuale di residenti con al massimo una licenza di scuola media e la popolazione del comune è negativa per il resto d'Italia e ancor più in Sardegna. A differenza degli Stati Uniti, gli individui con basse qualifiche si concentrano principalmente nelle aree rurali in Italia e, ancor più, in Sardegna. Mentre negli USA la maggiore attrattività delle aree urbane per i lavoratori meno qualificati è legata alla complementarità con i lavoratori più qualificati e alla maggiore domanda di lavori domestici a bassa intensità di qualifiche generata da questi ultimi, in Italia e Sardegna sembrano prevalere altre forze, probabilmente legate alla diversa specializzazione settoriale tra comuni grandi e piccoli. Nel caso della Sardegna, è molto probabile che l'alta incidenza di basse qualifiche nei comuni molto piccoli (oltre il 50% per quelli con meno di 1.000 abitanti) sia legata alla vocazione prettamente agricola di queste realtà.

 

Figura 3 Quota di popolazione 25-64 anni con massimo licenza media e popolazione residente del comuni, anno 2021

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Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati Istat - Censimento permanente popolazione

L'analisi svolta porta alle seguenti conclusioni. In primo luogo, si evidenzia a livello nazionale una marcata divergenza nella composizione del capitale umano tra comuni grandi e piccoli. Tale discrepanza riguarda principalmente la percentuale di individui altamente qualificati, che aumenta con la popolazione dei comuni, e quella di persone con basse qualifiche, che diminuisce all'aumentare della popolazione. Per gli individui con qualifiche medie, non si osserva una tendenza particolarmente accentuata, sebbene siano leggermente meno rappresentati nelle grandi città. Questa notevole divergenza nel capitale umano tra aree più e meno popolate rappresenta senza dubbio un fattore chiave delle disparità di reddito tra zone centrali e periferiche. 

Riguardo alla Sardegna si riscontrano le stesse tendenze ma in maniera più accentuata. Sebbene la maggior parte dei comuni sardi presenti una percentuale di individui con laurea più bassa e con licenza media più alta rispetto al resto d'Italia, questa situazione si inverte nei comuni più grandi, che risultano quindi mediamente più istruiti rispetto a quelli italiani di dimensioni simili. I dati evidenziano un divario educativo ancora più ampio tra le aree urbane e rurali in Sardegna e suggeriscono che lo spopolamento delle zone interne, meno densamente popolate, riguarda principalmente i lavoratori più qualificati, per i quali sembrano mancare opportunità di crescita lavorativa al di fuori delle aree urbane.

Il pattern spaziale messo in evidenza, senza dubbio fonte diseguaglianze territoriali e quindi di tensioni sociali latenti, può essere in teoria mitigato se non invertito da un fenomeno relativamente nuovo, eredità della pandemia da Covid-19: la diffusione del remote working. Nella misura in cui esso è più adatto ai lavori che richiedono elevate qualifiche, questa modalità di lavoro offre ai comuni l'opportunità di attrarre professionisti istruiti e di beneficiarne delle relative esternalità pecuniarie e di conoscenza. La diminuzione della necessità di vivere nelle grandi città per recarsi quotidianamente in ufficio aumenta il valore relativo delle amenità paesaggistiche e di uno stile di vita più tranquillo e a misura d'uomo, tipico delle aree rurali sarde.

Tuttavia, per sfruttare al meglio queste opportunità, un bel paesaggio e uno stile di vita rilassato potrebbero non bastare. È arduo pensare che professionisti qualificati lascino le città per trasferirsi in zone rurali senza garantirsi servizi e istituzioni di alta qualità. In questo scenario, le autorità locali e regionali giocano un ruolo fondamentale: investendo nella fornitura di beni e servizi pubblici che migliorino la qualità di vita nelle aree meno popolate, possono cogliere le opportunità legate alla nuova organizzazione del lavoro per ridurre le disparità regionali nella distribuzione del capitale umano.

 

Bibliografia e Fonti statistiche

 

Barro R. J., Lee J. W. (2001), International data on educational attainment: updates and implications, Oxford Economic Papers, 53 (3), 541-563.

Baum-Snow N., Pavan R. (2013), Inequality and City Size, Review of Economics and Statistics, 95 (5), 1535-1548.

Berry R. e Glaeser E.L. (2005), The divergence of human capital level across cities, Papers in Regional Science, 84 (3), 407-444.

Cerina F., Manca F. (2018), Catch me if you learn: development-specific education and economic growth, Macroeconomic Dynamics, 22 (2), 1652-1694.

Cerina. F., Dienesch E., Moro A., Rendall M. (2023), Spatial polarisation, Economic Journal, 133 (649), 30-69.

Eeckhout J., Pinheiro R. e Schmidheiny K. (2014), Spatial Sorting, Journal of Political Economy, 122 (3), 554-620.

ISTAT (2021), Censimento permanente della popolazione http://dati-censimentipermanenti.istat.it/?lang=it

 

Fabio Cerina. Ricercatore CRENoS dal 2002, è professore associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari. Si occupa di economia spaziale, macroeconomia e political economy. Gli interessi di ricerca vertono sulla divergenza della struttura occupazionale e dei redditi tra piccole e grandi città.

Elisa Dienesch. Ricercatrice associata CRENoS dal 2023. Si occupa di economia spaziale, commercio internazionale ed economia dell’ambiente. I suoi principali interessi vertono sulle scelte di localizzazione di agenti economici eterogenei e sull’impatto ambientale della struttura delle città.